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Molti anni fa, seconda metà degli Ottanta, ero un giovane manager che, per migliorare la propria professionalità, frequentava i durissimi corsi di formazione diretti da Riccardo Varvelli e Maria Ludovica Lombardi, presso l’Unione Industriale di Torino. La Lombardi, psicologa e sociologa, tra le tante prove, ci sottopose anche a una perizia grafica: serviva a meglio indagare le nostre caratteristiche e a illustrarci uno degli strumenti – usati volentieri dagli Istituti Bancari, a esempio – che servono a valutare dipendenti e collaboratori.
Allora conoscevo Marisa già da diversi anni e ricordo che fu assai impressionata da quella faccenda, ne parlammo a lungo; non saprei dire se quella fu l’occasione che la spinse a occuparsi, sempre più seriamente e in maniera professionale, di grafologia.
Fatto si è che dopo oltre venti anni di attività professionale, sia come perito sia come insegnante e divulgatrice, ieri – Libreria Zanaboni di Torino – ha presentato questa sua prima pubblicazione. Sala gremitissima e assai attenta – presenza femminile preponderante, pare ovvio – e l’aiuto prezioso di Grazia Mirti, amica, che definire semplicemente astrologa pare poco, per davvero.
Il libro è pubblicato da Edizioni Mediterranee (Roma); è una brossura fresata, 17×24 di 168 pagine in bella carta uso-mano avoriata e copertina plastificata. Costa 13,50 €.
Un libro scritto benissimo e benissimo argomentato: di immediata comprensione per chi non è esperto di faccende grafologiche ma utile anche per chi di questi argomenti ben conosce molti dei risvolti di grande interesse che ne costituiscono la materia. Tra l’altro, contiene molti esempi di scrittura di personaggi famosi: letterati, musicisti, uomini politici, ecc.
Mi permetto di sostenere che i pochi soldi spesi per questo libro son denari ben spesi: magari per un regalo diverso dal solito per le prossime feste, soprattutto se chi lo riceve è una donna; le donne hanno una sensibilità più sviluppata degli uomini, in tutti i sensi, ma soprattutto verso questo genere di materie.
In tempi in cui la scrittura è diventata uno sbadato e frettoloso pigiar di tasti, anonimo e sciatto, mi pare importante ricuperare il piacere di tracciare lettere e simboli sopra un foglio bianco con una bella stilografica, ma anche soltanto con una penna a sfera (Biro, più volgarmente: dal nome del genio ungherese che la inventò).
Chi mi conosce sa che, ormai da molti anni, i miei auguri sono dipinti e scritti uno a uno con una stilografica (sempre la stessa Montblanc) e un inchiostro viola. Ma io, per certo, non faccio testo, appartenendo a quella schiatta di gente strana che vive di ossessioni. E i simboli (la scrittura è un simbolo) ne costituiscono una tra le mie e delle più profonde.
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