COCO CHANEL alla luce della GRAFOLOGIA PLANETARIA.
La scrittura di Coco Chanel, affermata, intensa, estremamente energica e vitale, è l’espressione stessa del temperamento bilioso : “temperamento motore” per eccellenza, governato dall’Elemento Fuoco.
La forma angolosa delle lettere, l’inclinazione destrorsa, la scansione regolare e tendenzialmente irrigidita, i tagli a forma di croce della lettera “t”, il procedere continuo, rapido e deciso sono caratteristici di una personalità realizzatrice, volitiva fino all’estremo, votata all’azione e al successo, pronta ad accettare i conflitti, le sfide, il peso della responsabilità e il rischio della solitudine.
Una grafia tesa e tenace che, dal punto di vista della tipologia junghiana, la grafologia definirebbe “scrittura Animus” : senza morbidezza, senza abbellimenti, senza orpelli, priva di quei gesti tondeggianti, avvolgenti e vagamente accattivanti così frequenti nelle scritture tradizionalmente “femminili”.
Osservato alla luce della Grafologia Planetaria, che utilizza la tipologia mitologica della tradizione classica per arricchire di sfumature la percezione della scrittura, avvicinandola al simbolismo degli archetipi celesti, il dinamismo grafico di Coco Chanel, così imperioso e determinato, evoca immediatamente, per analogia, la combattività del tipo Marte.
La creatività estetizzante del Sole si esprime nell’essenzialità del tratto, e la disciplina perfezionista di Saturno nel rigore del gesto.
Sembrano essere queste le presenze planetarie più agite, quelle con cui, a giudicare dalla sua scrittura, Coco Chanel si sentiva maggiormente in sintonia : archetipi forti, di grande incisività, ben sostenuti dall’energia radiante dell’elemento Fuoco. Un’energia magnificamente espressa anche nel cielo di nascita, dove il Sole si congiunge a Venere nell’incandescente segno del Leone ed entra in rapporto armonico con l’Ascendente, collocato agli ultimi gradi dell’intraprendente Sagittario.
Dominanti planetarie che, con le loro qualità, le loro contraddizioni e i loro simboli, prendono vita in una grafia che corrisponde perfettamente all’idea dello “stile Chanel”.
Uno stile innovativo, destinato ad interrompere lo schema opulento e ridondante della moda del tempo quasi provocatoriamente, se pensiamo che la prima personale rivoluzione di Coco Chanel si era manifestata con la creazione di un cappello semplice, sobrio, di foggia maschile, da appoggiare sul capo delle donne di una società in rinnovamento.
La grande stilista spesso viene descritta come una persona difficilissima: dispotica, impaziente, violenta nelle sue collere improvvise, esigente al limite della spietatezza.
E questa descrizione risponde pienamente all’impatto visivo della sua gestualità grafica di donna d’azione, capace di creare un impero.
Ma l’irregolarità della zona media (ossia della fascia centrale della scrittura, dove si snodano le lettere prive di allunghi e dove, simbolicamente, si esprime la vita affettiva), con le sue disuguaglianze diffuse, i suoi cedimenti, le sue incompiutezze, tradisce la sofferenza di un’emotività soggiacente (forse troppo controllata?) pronta ad esplodere con intensità debordante, e racconta il disagio esistenziale di un vuoto profondo, remoto, che il grande successo di un’esistenza eccezionale non aveva saputo colmare.
Un conflitto irrisolto? Un dualismo di fondo? Un contrasto?
Certo, come è contrastante il suo inconfondibile stile, fatto di sobrietà e di ricercatezza insieme, dove la severità essenziale delle linee di taglio maschile si ingentilisce con la delicatezza impalpabile del pantalone di seta, il rigore delle casacche dritte con la raffinata morbidezza dello jersey, e l’essenzialità estrema del mitico tubino nero con i preziosi femminilissimi dettagli coordinati, che restituiscono alla donna che li indossa il privilegio di un’eleganza senza tempo.
“La vita vissuta è sempre poca cosa.
La vita sognata, ecco la grande esistenza, perché continuerà oltre la morte”
Questo studio dedicato alla scrittura di Coco Chanel compare in APPENDICE al libro di Paola Giovetti “UNA DONNA CHIAMATA COCO”, Lindau Ed., Torino, 2021, a pag. 114-118.
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