di Marisa Paschero
“La morte non è niente, ma vivere sconfitti e privi di gloria
è morire un po’ per giorno.”
La scrittura di Napoleone è forse una delle più conosciute e amate dai grafologi. Per il ricercatore o l’appassionato collezionista di autografi il materiale non manca, dal momento che si calcola l’Imperatore abbia scritto o dettato circa 35.000 lettere, e credo non esista studioso che non abbia voluto, almeno una volta, “analizzare” la formidabile grafia del Grande Corso : intensa, impetuosa, rapidissima, di una vitalità incontenibile…. e spesso talmente illeggibile che pare egli stesso stentasse a decifrarla.
Girolamo Moretti, il padre della grafologia italiana, ricavò dal saggio grafico che vediamo nella figura 1 il ritratto di un uomo dal “carattere audace, e di una audacia in cui si avvera in pieno il detto audaces fortuna iuvat, in quanto che egli non ha la facoltà di sentire il pericolo /…/ nemico di mezze misure e pretenzioso nell’esecuzione dei suoi voleri”. Aggiunse che Napoleone, essendo “molto collerico” e “per nulla diplomatico”, in politica avrebbe potuto “commettere errori enormi perché agisce per impulso ed impetuosità.”
fig. 1 G. Moretti, Trattato di Grafologia, p. 633
Lo spagnolo Augusto Vels, sulla scia del grafologo simbolista Max Pulver, considerò la scrittura di Napoleone come l’esempio perfetto della “aggressività combattiva” di colui che si slancia, con la velocità dirompente di un fulmine, verso l’obiettivo da cui è totalmente posseduto.
Commentò in particolare il saggio che segue (fig. 2) affermando che “Sarebbe difficile trovare segni di aggressività altrettanto espressivi : ogni tratto finale, e tutti i tagli della lettera “t”, sono vere e proprie lance da combattimento!”.
fig. 2 A. Vels, L’écriture reflet de la personnalité, pag. 174
E il caposcuola della grafologia tedesca Ludwig Klages, il cui lavoro fu fortemente influenzato dall’opera di Nietzsche, condensò in una frase divenuta famosa la scrittura dell’Imperatore, definendola “l’espressione stessa dell’intensità di vita, potente ma cieca, la quale costringe chi ne è posseduto”.
Non c’è ritratto, né accenno alla grafia di Napoleone, che non ne evidenzi la rapidità ed insieme l’energia nel “prendere possesso” dello spazio-mondo rappresentato simbolicamente dal foglio : ma la creatività interpretativa dei grafologi si è scatenata soprattutto di fronte alle sue numerose firme, in particolare quelle che accompagnano i documenti ufficiali.
Le firme di Napoleone vengono sempre analizzate in sequenza : rivelerebbero, nella diversa intensità vitale dei paraffi e nei cambiamenti della direzione (ascendente nei momenti di gloria, discendente nei momenti di sconfitta), le fasi alterne del suo eccezionale destino.
Dalle prime firme, dove compare solo il cognome Buonaparte (ancora non francesizzato in Bonaparte), leggibili, semplici ed arricchite da un paraffo ritornante a sottolineatura-laccio ( fig. 3 )
fig. 3 Il giovane capitano Buonaparte (1793)
a quelle successive dove l’Imperatore firma con il solo nome per esteso ( fig. 4) : qui il paraffo acquista spessore con una sottolineatura totale e decisa, esprimendo l’orgoglio della piena, matura e consapevole affermazione di sé e dell’eccezionalità del proprio ruolo.
Napoleone Imperatore (1804 e 1806)
fig. 4
Successivamente le firme estese cedono il passo alle “sigle” dei periodi ormai declinanti : la ritirata di Russia (1812) l’abdicazione a Fontainebleau (1814), l’esilio a Sant’Elena (fig. 5).
Russia 1812 Fontainebleau 1814 Sant’Elena 1816
fig. 5
Anch’io, naturalmente, ho subito il fascino della scrittura di Napoleone Bonaparte, e tempo fa gli avevo dedicato uno studio dal punto di vista della Grafologia Planetaria, collegando il suo gesto grafico ai 4 Elementi della tradizione aristotelica, alla tipologia ippocratica e alla distribuzione delle qualità degli archetipi planetari.
La grafologia francese raccomanda di provare a stabilire una sorta di “contatto emotivo” con la scrittura, osservando il foglio scritto nella sua totalità come se fosse un quadro, mettendoci in ascolto e lasciandoci come “impregnare” dal tipo di sensazione che trasmette questo iniziale impatto visivo. Il contenuto del testo non ha importanza, perché non è con l’occhio della mente, almeno in questa fase, che il grafologo osserva… La pagina scritta comincia a parlare, ad evocare immagini, paesaggi, talvolta persino suoni … e spesso quel che si vede affiorare è il “gioco” dei 4 Elementi : il rapporto fra queste 4 energie primarie con le loro compensazioni, sinergie, carenze, dominanze …
Nella scrittura di Napoleone l’ Elemento maggiormente rappresentato è senz’altro il Fuoco con la sua forza radiante, calda, vitale, ed insieme aggressiva, possente e incontenibile. Un’energia che si riflette pienamente nel saggio grafico della figura 6, dove le caratteristiche generali delle scritture segnate dall’archetipo del Fuoco, di cui vorrei dare ora una breve descrizione, sono pressoché tutte presenti, e a livelli massimi.
In generale, una scrittura governata dal Fuoco comunica immediatamente un’impressione di grande dinamismo : sul foglio si staglia netta la traccia di un movimento tonico, incisivo, vitale e velocissimo, ma sempre padroneggiato e spesso con una regolarità di inclinazione degli assi letterali che può rasentare la rigidità, come d’altra parte impone la primarietà dell’Elemento stesso. Tanto quanto l’Acqua è “possibilista” nell’adattarsi ad ogni forma, altrettanto il Fuoco è perentorio e “indiscutibile”!
Chi ha scritto non si è certo attardato nel dare particolare cura alla forma delle lettere, o ad abbellirle : è votato all’essenzialità realizzatrice, al raggiungimento di un obiettivo. “Quando ho preso una decisione – affermava Napoleone – dimentico tutto, tranne quello che la può portare al successo.”
Il foglio (che simboleggia l’ambiente in cui ci si muove) è occupato con fermezza e decisione : poco spazio è lasciato al bianco (che rappresenta l’Inconscio, il “non detto”) perché l’impegno costruttivo è consapevole, costante, e la motivazione al successo è sempre vigile.
Le lettere sono unite in un flusso continuo, che a volte collega fra loro anche le parole stesse : è il segno detto “iperlegata”, indice di determinazione, di convinzione, spesso di ostinazione.
La pressione della mano (che corrisponde all’energia vitale, alla libido in senso junghiano) è incisiva, nitida, vigorosa, con tratti finali marcati o acuminati, come a richiamare un’aggressività sempre soggiacente e pronta a manifestarsi.
La dimensione della scrittura (espressione della “misura dell’Io”) è piuttosto grande, e spesso la zona al di sotto del rigo di base porta allunghi estesi e radicati che testimoniano la capacità di attivarsi nel concreto e nell’immediato, mentre nella zona superiore possono presentarsi stiramenti verso l’alto e caratteristiche “sopraelevazioni” dei tratti di alcune lettere, che si estendono così nello spazio che corrisponde, simbolicamente, al pensiero, all’ambizione, agli ideali …
Ma la zona media della scrittura (ossia quella delle lettere basse, prive di allunghi sia superiori che inferiori), rappresentativa dell’io nella sua vita affettiva e quotidiana, spesso appare sfuggente e come schiacciata : il personaggio Fuoco non spreca tempo in autocompiacimenti narcisistici, si rassicura nell’agire e, come nel caso di Napoleone, preferisce essere temuto che amato.
I gesti-tipo della scrittura a dominante Fuoco (ossia certi indici grafici che si ripetono sistematicamente, creando un nota peculiare) sono i tratti finali taglienti e i gesti a forma di croce, dove gli assi verticale e orizzontale si incontrano con decisione come, ad esempio, nei tagli della lettera “t”: in grafologia questi segni hanno sempre una valenza affermativa, impositiva, definitiva, soprattutto se inseriti in un contesto scrittorio molto energico.
Gli archetipi planetari che governano la grafia-Fuoco sono il bellicoso e volitivo Marte, a cui si deve il tratto rapido, affermato, inclinato verso destra, teso, angoloso, con pressione molto forte e numerosi segni di aggressività, e il carismatico Sole a cui si devono gli slanci verticali, l’assenza di ricercatezze stilistiche e l’essenzialità della forma.
Nel caso specifico di Napoleone, anche il mobilissimo abile Mercurio ha la sua importanza : ritroviamo la perspicacia del dio della parola e dell’intelletto nella rapidità scattante del gesto, che rende il grafismo pressoché illeggibile e come perennemente “in fuga”.
L’Elemento Fuoco è quello più rappresentato nella scrittura dei temperamenti biliosi. Al bilioso (o collerico), temperamento motore per eccellenza, reattivo e impaziente, risponde pienamente il personaggio di Napoleone così come ci viene descritto in numerose delle sue vicissitudini, sia politiche che personali.
Sappiamo che il Fuoco, principio attivo e maschile, essendo associato alla stella artefice della vita sulla terra, è l’Elemento più strettamente legato al senso di identità.
Per questo motivo, quando è dominante, crea personalità fortemente egocentrate, che si esprimono al meglio nell’attività più intensa, che si pongono obiettivi spesso fuori dall’ordinarietà, trascinando e “infiammando” anche il resto del mondo con le loro intuizioni, il loro entusiasmo e la loro instancabile vitalità.
Infatti tra i personaggi governati dall’Elemento Fuoco troviamo l’uomo d’azione, lo sportivo, il militare, l’imprenditore, il leader, l’organizzatore, il dirigente, l’esploratore, l’ambizioso competitivo che si impegna al massimo nella professione … talvolta la sua mancanza di introspezione e di autocritica (il Fuoco “brucia” rapidamente le emozioni) lo rendono impaziente, irascibile, eccessivamente orgoglioso, autoritario, fino a diventare tirannico ed irrazionale.
Il tipo-Fuoco esige molto da se stesso e altrettanto dagli altri, con cui diventa intransigente qualora non si adattino ai suoi ritmi, talvolta al limite della resistenza fisica : la sua mancanza di tolleranza e, spesso, di elasticità, lo porta a voler plasmare il mondo a propria immagine.
Ma il suo ottimismo ed il suo magnetismo personale, la sua energia e la sua intraprendenza ne fanno indubbiamente un compagno generoso, schietto, creativo, insostituibilmente trainante soprattutto verso chi, per carenza di Fuoco, difetta di iniziativa, di decisione e di autostima. In famiglia assume un ruolo protettivo, spesso dittatoriale, che però viene apprezzato da personalità meno determinate, sicure e combattive : è ben noto il “dispotismo domestico” esercitato da Napoleone nei confronti dei congiunti, di cui orchestrò l’esistenza, le scelte e le relazioni.
Ogni Elemento porta con sé il proprio dono : l’Acqua l’empatia, la Terra la concretezza, l’Aria la comunicazione. Il dono del Fuoco è senz’altro quello che Spinoza definì “la suprema forma di conoscenza”, ossia l’intuizione. E furono le formidabili intuizioni a guidare Napoleone nel suo cammino, a fargli prevedere, dopo il vuoto di potere e l’anarchia che la Rivoluzione aveva lasciato, l’esigenza di un ordine, di un metodo, di una organizzazione laboriosa, di una forza militare rigorosa, possente, rassicurante e gloriosa..
fig. 6
Napoleone ordina di catturare ed impiccare gli uomini di un villaggio nemico che, all’arrivo dell’Armata Imperiale, avevano suonato le campane a stormo. Il villaggio stesso, qualora gli uomini non vengano consegnati, sarà saccheggiato e bruciato.
(“A défaut de livrer les hommes, faire piller et bruler le village”).
Concludo questo mio breve viaggio fra i simboli della scrittura di Napoleone con l’Atto della sua prima abdicazione (fig. 7 ), risalente del 6 aprile 1814 (una seconda abdicazione seguirà, inesorabile, il 22 giugno 1815).
Qui la grafia si stempera in un andamento filiforme che, pur conservando ancora tonicità, diventa quasi acquatico. Potremmo parlare di quella forma di rapidità grafica “addolcita” che Vels paragonava ad un incedere agile sulla carta : l’impulso combattivo dell’uomo d’azione, pronto ad abbattere ogni ostacolo al suo passaggio, sembra cedere il passo ad un ritmo scrittorio più fluido, meno angoloso, meno spasmodico, meno incisivo… in altre parole meno aggressivo, duro e dominatore.
L’Imperatore spodestato dal trono è ormai solo e costretto a farsi da parte: non gli resta che esiliarsi da uno scenario che vedrà la sua ultima rappresentazione dapprima nel ritiro sull’isola d’Elba e in seguito, dopo il breve “regno dei 100 giorni”, nel definitivo isolamento a Sant’Elena, dove il Grande Corso si spegnerà il 5 maggio del 1821.
fig. 7 Abdicazione di Napoleone (1814)
BIBLIOGRAFIA :
Jean Tulard, Napoleone. Potè tutto perché volle tutto, Rusconi, Milano, 1989
Ernesto Ferrero, Napoleone in venti parole, Einaudi, Torino, 2021
André Barbault, Napoleone, archetipo astrologico, Ed. Ricerca ’90 n° 48, 2001
Renzo Allegri, Rol, il grande veggente, Mondadori, Milano, 2014
Franco Rol, Il simbolismo di Rol, Torino, 2012
Marisa Paschero, laureata in Lettere, studiosa di scrittura e di simbolismo, ha una formazione grafologica interdisciplinare che collega metodi diversi.
Per le Edizioni Mediterranee ha pubblicato Grafologia e grafoterapia. Comprendere e migliorare se stessi attraverso la scrittura (2013) e Iniziazione alla grafologia (2018).
Questo studio sulla scrittura di Napoleone
è tratto dalla rivista “LUCE E OMBRA” diretta da Paola Giovetti,
anno 121, numero 2, aprile-giugno 2021,
pag. 118-128
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