Edizioni Mediterranee, Roma, 2023
Il simbolismo dell’universo che è alla base dell’interpretazione astrologica si esprime anche nella scrittura, perché i Pianeti costituiscono un firmamento evocativo che l’uomo racchiude in sé e inconsciamente proietta in ogni manifestazione del suo essere, del suo agire, del suo sentire … i Pianeti “abitano” la nostra grafia e la connotano con le loro suggestioni, i loro miti, i loro dèi, richiamando automaticamente tutta la gamma di attribuzioni che ad essi tradizionalmente competono.
Esistono quindi scritture “solari”, “venusiane”, “saturnine”, “lunari” … e così via.
Su questo presupposto è basata la Grafologia Planetaria : come altre importanti tipologie utilizzate per l’interpretazione della scrittura, da quella ippocratica, antichissima e sempre attuale, a quella junghiana, legata alla psicologia del profondo, la tipologia planetaria arricchisce di sfumature la percezione del gesto grafico e ne facilita l’interpretazione, ed è per questo considerata un complemento dell’analisi grafologica classica.
La prima parte del libro descrive le valenze simboliche dei singoli pianeti, ne ripercorre i glifi, le immagini e i miti allo scopo di comprenderne il significato, acquisirne il linguaggio e poterne poi riconoscere la manifestazione nella grafia.
La seconda parte coinvolge il lettore in una sperimentazione personale, attiva e concreta, del “potere trasformativo” degli archetipi planetari.
Quindi esistono due modi per utilizzare questo libro.
Lo si può semplicemente leggere per mettersi in ascolto delle voci dell’universo e imparare a individuarne i “segni” lasciati spontaneamente sulla carta: una verifica, una conferma e probabilmente, almeno in alcuni casi, una scoperta.
Oppure, qualora ci si voglia inoltrare in un cammino di maggiore approfondimento, ci si può dedicare agli esercizi pratici di Grafoterapia.
Le Schede sono state accuratamente preparate per evocare le energie dei quattro Elementi e di tutti i Pianeti: per vederle affiorare attraverso la mano che scrive, per attivarle qualora siano carenti, per equilibrarle qualora si rivelino eccessive o mal gestite e, soprattutto, per abituarsi alla loro silenziosa presenza …
Dialogare con i nostri simboli personali, ri-conoscerli come amici lontani che credevamo perduti, sarà un po’ come muoversi su di un immaginario palcoscenico, in compagnia di tutti gli archetipi planetari: e chissà, forse un modo per tornare ad una mitica “età dell’oro”, quando ai mortali era concesso il privilegio di incontrare i loro dèi.
Buon cammino fra astri e scrittura!
Marisa Paschero.
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