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Una divertente descrizione delle nostre “confessioni involontarie”!
Tantissime immagini per entrare nella nostra testa… con tanti esempi di scarabocchiatori eminenti: Fellini che scarabocchiava in continuazione, Picasso che scarabocchiava se stesso in forma di gufo, Einstein che non aveva esattamente una mano felice…
Forme geometriche? Spirali? La nostra firma? O addirittura piccoli disegni veri e propri?
Se comprendiamo come osservarle, queste forme apparentemente senza significato, in realtà, ci collegano direttamente con il nostro inconscio e possono rivelare molte informazioni sulla nostra personalità, sui nostri diversi stati d’animo, ed anche sulle nostre aspirazioni o frustrazioni.
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Gli scarabocchi astratti
Sotto il nome di scarabocchi astratti comprendiamo tutte le forme grafiche che non riproducono oggetti reali riconoscibili.
Ma sembrano appartenere totalmente all’universo creativo del fluire libero del gesto sulla carta.
Per interpretarli, partiamo tenendo presenti alcune semplici regole che appartengono alla gestualità grafica in generale:
- uno stato di benessere tende ad ammorbidire e ad ampliare i tracciati;
- uno stato di disagio tende a comprimerli e a rimpicciolirli;
- uno stato di tensione e di rabbia li esaspera come a farli esplodere;
- un acutizzarsi della sensibilità li sfuma e li diversifica in un chiaroscuro ritmato assolutamente personale.
Linee ripetute
Anche delle semplici LINEE RIPETUTE formano scarabocchi con un loro significato: i tracciati orizzontali paralleli indicano fermezza senza tensione, affidabilità, concentrazione e linearità nel relazionarsi al futuro e nell’affrontare le situazioni:
le linee oblique, soprattutto se tracciate parallelamente in diagonale, esprimono il desiderio di emergere sostenuto da un atteggiamento ambizioso e da una volontà dominante;
- le linee verticali possono essere lette come un segno di capacità decisionale, di assertività basata sui princìpi rigorosi del senso del dovere e, se tracciate con forte pressione, indicano uno stile di autoaffermazione lucido e razionale che contiene anche una certa aggressività;
- le linee ondulate, al contrario, evocano il fluire dell’acqua e rimandano alla sensibilità, rispondono molto alla variazione dello stato d’animo e hanno un che di umorale;
- le merlature alternano metodicamente i due movimenti di base, verticale e orizzontale, e ne riparleremo a proposito dello scarabocchio decorativo;
- le linee spezzettate creano un andamento angoloso e implicano opposizione;
- le linee incrociate riportano a immagini di grate e reticolati ed evocano un senso di costrizione, oppure, come semplici incroci ripetuti, rimandano ad un momento in cui ci si sente davvero “a un crocevia” e si ha bisogno di fermarsi per riflettere e integrare delle sollecitazioni contraddittorie;
- le linee tratteggiate hanno sempre una componente ansiosa e ne riparleremo a proposito dello scarabocchio di riempimento;
- le linee che riproducono parentesi di vario tipo indicano un momento di isolamento, un bisogno di contatti selettivi, il rifiuto di subire interferenze esterne.
Se le linee vengono riprodotte con insistenza, fino a riempire un’intera pagina, ci troviamo di fronte alla classica connotazione di ossessività che appartiene a tutti gli scarabocchi ripetuti.
Linee a zig-zag
Le linee possono ripetersi formando un caratteristico scarabocchio a zig-zag che si interpreta in base al simbolismo dello spazio: lo zig-zag è un dinamismo energico ma contraddittorio, fatto di slanci e di ritorni, di tensioni accumulate e liberate all’improvviso: un alternarsi di “attacco” e di ritiro in sé (come a recuperare il controllo), che può essere letto sia come l’aggressività padroneggiata tipica delle persone tendenzialmente impulsive e passionali, sia come la capacità strategica di dosare la propria volontà di affermazione.
Lo zig-zag ha spesso un andamento angoloso, rigido, ma a volte può presentarsi estremamente fluido, richiamando l’andamento dei famosi paraffi.
Naturalmente lo scarabocchio astratto può assumere aspetti differenti, legati a due espressioni fondamentali: il MOVIMENTO, in quanto si espande liberamente nello spazio, senza forma né struttura (in sostanza, un intreccio di linee più o meno fluide e armoniche che è espressione spontanea ed immediata di un’emozione), e la costruzione di una FORMA, che in qualche modo corrisponde a un “disegno”, che sconfina quindi nell’ambito figurativo, ed esprime sia il piacere di abbandonarsi ad un gioco grafico esteticamente appagante, sia il bisogno di riordinare, di razionalizzare, di organizzare e strutturare il proprio sentire, soprattutto quando sono le linee geometriche a prevalere.
Consideriamo scarabocchi astratti di movimento anche le linee che partono da un punto per espandersi come fasci di raggi: lo scarabocchio a raggiera è piuttosto frequente, e può essere più o meno elaborato: esprime l’ambizione di emergere, di misurarsi continuamente con la realtà e, contemporaneamente, il rischio di disperdere le proprie energie volendo raggiungere troppi obiettivi.
Le figure geometriche
Le FIGURE GEOMETRICHE rientrano fra le raffigurazioni astratte e sono tipiche delle persone ordinate, pratiche ed organizzate, che preferiscono affidarsi alla linearità ed alla consequenzialità del ragionamento logico-deduttivo, piuttosto che correre rischi lasciando spazio alla fantasia e all’intuizione.
Se le figure si presentano sempre vuote la razionalità è dominante, a scapito dei sentimenti, che sono messi in secondo piano; se invece sono riempite da leggere ombreggiature o da altre figure, si è più aperti all’ascolto della propria parte emotiva.
L’alternarsi di figure bianche e vuote ad altre completamente annerite tradisce la presenza di dubbi ed incertezze, di opposizioni rappresentate dal dualismo bianco-nero, chiaroscuro, luce-ombra che il filo del ragionamento logico cerca di padroneggiare (negli annerimenti è sempre presente una componente ansiosa).
Se le immagini vengono sempre ripetute uguali e molto precise indicano perseveranza, costruttività e tenacia, ma anche testardaggine.
Una persona che scarabocchia solo ed esclusivamente figure geometriche può manifestare una certa chiusura sentimentale ed emozionale, e una certa carenza di creatività personale.
Ma anche le persone più emotive ed immaginative possono occasionalmente scarabocchiare figure geometriche piane, quando avvertono l’esigenza di fare chiarezza in se stesse e di sistematizzare il flusso delle loro intuizioni.
In entrambi i casi le due modalità gestuali di base sono due: il curvilineo e l’angoloso.
L’andamento curvilineo
L’ANDAMENTO CURVILINEO si esprime al massimo, ovviamente, nel CERCHIO, figura perfetta senza inizio né fine. Il suo fluire privo di spigoli, morbido ed accogliente, rimanda simbolicamente al mondo del femminile che contiene, nutre, soddisfa, isola e protegge.
Il cerchio, tuttavia, come tutti i simboli è ambivalente: contiene in sé il senso del movimento infinito e, contemporaneamente, l’idea di una perfezione conclusa e compiuta. Per questo motivo lo scarabocchio del cerchio viene comunemente attribuito a una persona integra, sincera e leale.
Il cerchio è una raffigurazione piuttosto frequente, che sia un’immagine unica e centrale, o un insieme di tracciati rotondi concatenati tra loro e ripetuti, o la componente di scarabocchi figurativi (sole, luna, ruota, anello, frutta…), o una cornice che contiene altri piccoli disegni.
Per questo è importante distinguere la figura isolata, magari disegnata con una particolare attenzione alla sua regolarità, cosa che rimanderebbe all’originaria idea di perfezione e di bellezza formale assoluta insita nell’archetipo del cerchio (in questo caso avremo una ricerca ansiosa di integrità, ma anche isolamento, chiusura, esclusione del mondo esterno, in una sorta di compiacimento auto-referenziale), dai cerchi associati in figure d’insieme più o meno “ordinate”, dove il cerchio spesso perde la sua perfetta rotondità per diventare ovoidale, magari irregolare, con un tratto ripassato o incompiuto (in questo caso assume in pieno la sua connotazione di contenitore affettivo).
In grafologia la forma circolare è collegata al senso dell’Io nella sua totalità e viene chiamata occhiello. Per il grafologo è molto importante osservare la costruzione e l’aspetto dell’occhiello, soprattutto se l’autore è in età evolutiva: la sfericità, la chiusura, il modo in cui si gonfia, dilata e talvolta anche si ripropone ossessivamente segnalano un’esigenza di autoprotezione, di rassicurazione, di “nutrimento” emotivo, e hanno anche una vena di narcisismo. Ecco, possiamo applicare la stessa interpretazione alle forme circolari nello scarabocchio.
Nella ripetizione del cerchio che crea una sequenza alcuni autori leggono quindi il segnale dell’avidità affettiva: un “avere per essere” in cui, anziché esprimere una richiesta matura e diretta, si cerca di raggiungere il risultato attraverso atteggiamenti accattivanti e manipolatori. Come se si trattasse di un tentativo di “aggirare” ostacoli con abilità. Altri autori invece identificano i cerchietti concatenati con il bisogno di aggregarsi, di rassicurarsi “facendo gruppo”.
Spirali
Nei cerchi ripetuti, ripassati e addossati6 gli uni agli altri, che quasi si incastrano fra loro, si può leggere il bisogno ansioso di proteggersi: l’lo-cerchio-occhiello si avvolge, si rende impermeabile all’esterno, si chiude al dialogo, si “imbozzola” nel suo mondo come nel ventre materno.
Anche le SPIRALI fanno parte dell’andamento curvilineo, e si ritrovano spesso, soprattutto associate ad altri tracciati circolari, sia nello scarabocchio astratto che in quello figurativo. Tutti sono concordi nel considerarle un “prendere tempo”, un attardarsi nell’attesa, nella riflessione, nel dubbio.
Si presentano spesso gonfi, chiusi, addossati e ripassati, nella scrittura degli adolescenti. Sono segni di egocentrismo e di difesa dei propri spazi rispetto al mondo degli adulti: la grafologia li considera del tutto fisiologici in età evolutiva.
La spirale è un’immagine remota, legata simbolicamente al senso del tempo e alla sua ciclicità, che appartiene alla memoria collettiva e che sembra descrivere il ritmo stesso dell’origine della vita, visto che evoca il movimento infinito dell’universo in evoluzione: fra l’altro, è una forma fetale nonché tra le prime cose che disegnano i bambini, che cominciano a tracciare spirali già attorno ai due anni e mezzo.
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